C. GINZBURG, Paura reverenza terrore. Cinque saggi di iconografia politica, Milano: Adelphi, 2015 (“Imago”, 1), pp. 311.
Abstract
Nel 1966, a ventisette anni, Carlo Ginzburg pubblicava il suo primo libro, I Benandanti. Nello stesso anno il giovane storico – allievo, alla Scuola Normale di Pisa, di Delio Cantimori – pubblicava anche un’ampia rassegna intitolata Da A. Warburg a E.H. Gombrich. Note su un problema di metodo. Il problema di metodo riguardava “l’utilizzazione delle testimonianze figurate come fonti storiche”[1]; i suoi dilemmi e le sue implicazioni erano messi in luce attraverso un’acuta e appassionante lettura critica delle grandi opere di Aby Warburg e dei suoi originali continuatori: Fritz Saxl, Erwin Panofsky, Edgar Wind, Ernst Gombrich. A distanza di cinquant’anni, il dialogo di Ginzburg con la molteplice eredità warburghiana mostra ancora tutta la sua vivacità.[1] Ginzburg C. (1966), p. 30.
Published
2016-12-05